Il ritorno del dio Portuno (racconto di Manlio Brunetti)


Ai tempi aurei del Dio Portuno su quelle alture non c'era quasi nulla di qualche importanza; d'altronde la prossima "Senagallica" attirava e reggeva tutto l'altro versante della dorsale, nelle cui valli correva il fiume Misa che dopo bighellonato per una decina di chilometri riceveva il Nevola..., colleghi del Cesano ma senza frequentazioni, si capisce. Guardava, Portuno, sorpreso e affascinato. Ciò che vedeva lungo il piano e riusciva a scorgere sulle morbide colline al di sopra della lunga parete rupestre, assomigliava ben poco a quanto vi aveva sempre visto durante il suo regno. Perfette geometrie di coltivazioni diverse, dalle molte tonalità di verde proprie dei vari foraggi al giallo dei grani vicini alla falciatura; riquadri scanditi da fossati e file dritte di olmi, di salici e, in alto, di roveri e di querce, declivi coperti di vigne o di uliveti, selvette e brevi pascoli sui quali brucavano alcune pecore e capre o giacevano mucche e, sotto file di alberi da frutta, covate di porcelli... "Quanti schiavi si ammazzeranno di fatica dall'alba al tramonto", pensava, "sotto lo scudiscio di villici (fattori) incontentabili, per tenere in ordine e sempre più produttivi poderi come questi!". Il caso volle che potesse avere molto presto la risposta. Intravvide infatti appena oltre la guardia dei pioppi e dei salici della sua sponda destra, collocato sotto la grande ombra d'una quercia che ci volevano quattr'uomini ad abbracciarne il tronco, un carro a due muli dal quale alcuni uomini calavano su una grande tavola rudimentale, così bassa da potercisi servire quasi comodamente stando seduti per terra, canestri ed otri. Avvicinatosi da contemplare agevolmente ed ascoltare, vide che i canestri erano colmi di grosse focacce, di carni di porco affettate, di uova fritte, di altri cibi che non riconosceva e frutta varia; e gli otri pensò che non contenessero acqua - ce n'era tanta e limpida nel fiume! - ma vino o quanto meno dell'acetello mielato. C'era un monaco vestito di bianco - uno del Catria, dunque! E che ci faceva? - il quale, seduto su di un piccolo sgabello, teneva sott'occhi in un angolo della tavola una gran pergamena.
Gli uomini disponevano le vivande e riempivano boccali. Come ad un segnale (ma lui non ne aveva captato di sorta), dai piani della Donnella, da quelli della Brugiata, dalle parti della chiusa dell'acquimolium sotto Monterado arrivavano, cavalcando bei cavalli, uomini anziani e giovani. In breve, almeno una trentina. "Arrivano le opere" (contadini e braccianti che svolgono tutti assieme i grossi lavori agricoli sul terreno, a turno, di ciascuno), dissero contenti i famigli del monaco. "Avranno una gran fame, ma quì c'è ben di Dio per tutti. Dalla levata del sole faticano e ce ne avranno fin oltre le vent'ore e il vespro. Ma da gusto a vederli: sereni e contenti, perchè Dio benedice la loro concordia e dedizione al lavoro", commentò a sua volta il monaco. Erano tutti smontati, avevano lasciati liberi i cavalli che brucavano adesso l'erba fresca dell'argine; si disposero attorno alla tavola, con la destra si fecero un segno addosso come una croce, e dissero insieme a voce alta... una preghiera?, della quale qualche parola gli giungeva chiara, altre meno: padre nostro,... sia fatta la tua volontà,... dacci il pane,.. dimentica i nostri debiti,... liberaci dal maligno... Mentre mangiavano, il monaco non assaggiò nulla ne si bagnò le labbra. Chiedeva a qual punto di maturazione fossero il grano, l'orzo, l'avena, il farro nei diversi poderi e per quando si prevedesse la mietitura; se la monda fosse stata perfetta e adeguata la zappatura; quanti chicchi fossero in una spiga in modo da prevedere la riuscita dei raccolti e il quantitativo da separare per la prossima semina; dove la concimazione fosse risultata meno adeguata..., e segnava, segnava... mentre gli altri rispondevano a turno e mangiavano e bevevano da stomachi sani. Disse, il monaco, che c'erano buone speranze, dunque, che tutte le famiglie avrebbero avuto non solo il necessario per tutto l'anno ma anche una scorta per il futuro. E avvertì che dopo le vent'ore, quando mancassero due canne al tramonto, rimettessero gli arnesi nei capanni, montassero a cavallo e salissero tutti quanti alla Domus monachorum (casa dei monaci) nel borgo della Misericordia (attuale Francavilla): lì avrebbero trovato "le opere" delle colline del Montagnano e le squadre specializzate degli allevatori, per concertare i piani e i turni di lavoro per la prossima settimana e per le varie aziende, le scelte da fare e le stalle da utilizzare per i nuovi allevamenti collettivi; e poi sarebbe seguita la cena comunitaria (un centinaio di uomini almeno), alla quale stavano lavorando dal mattino le donne della contrada, sul cortile coperto davanti alla chiesa illuminato da una cinquantina di fiaccole. Poi tutti alle proprie case e famiglie. Abbiamo fatto sempre così e Dio ci ha benedetto". A questa sera, dunque. E poco dopo, via tutti, i diversi gruppi, al galoppo verso i luoghi di lavoro.